B1 Girone B

A tu per tu con Caterina Errichello, quando il cognome è una garanzia.

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Quando si cresce in una famiglia dove c’è un genitore che ha praticato sport ad alti livelli, sul futuro agonistico dei figli ci si può scommettere. E’ un fatto di Dna, di genetica. Di qualcosa che si trasmette tra generazioni. Insomma, una questione di cellule. E nella categoria dei figli d’arte, sui quali si può mettere la mano sul fuoco, trova una parte importante anche Caterina Errichiello, vero e proprio talento pallavolistico con un cognome che non lascia dubbi. Il padre Giovanni, vincitore di tre scudetti con le maglie di Parma e Ravenna, medaglia di bronzo con la Nazionale alle Olimpiadi di Los Angeles nel 1984 ed una carriera luminosissima da raccontare, ha trasmesso la sua passione per il volley e Caterina ha raccolto il testimone con l’entusiasmo di chi ha voglia di imparare e migliorarsi. Nata a Parma il 23 marzo 1995, “Cate”, come la chiamano confidenzialmente le sue compagne di squadra, comincia ad avvicinarsi alla pallavolo a sette anni, si diverte, impara a stare in campo, a prendere confidenza con rete, bagher e schiacciate, poi con il trascorrere degli anni si appassiona. La prima maglia ufficiale la veste nella Essegi di Parma, dove rimane fino a 15 anni, quando viene mandata a farsi le ossa alla Scuola Volley Anderlini di Sassuolo con la quale disputa il campionato nazionale di B/2. Nella società modenese resta tre anni mettendo in mostra notevoli qualità tecniche, agonistiche e caratteriali che le valgono il premio di miglior giovane consegnatole a Potenza nel 2012. Un riconoscimento che fa da rampa di lancio e la porta ad un continuo miglioramento, concretizzatosi nello scorso mese di settembre quando si trasferisce con molte credenziali alla Pavidea Steeltrade di Fiorenzuola dove esordisce sul palcoscenico della serie B/1.
“E’ stato un salto grande-afferma-ma non mi ha colto di sorpresa, perché a Sassuolo ero in una squadra molto giovane e c’era tutto da scoprire. La B/1 è un campionato molto diverso, ma decisamente più affascinante”.
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Cosa ti ha detto papà Giovanni quando hai saputo di venire a giocare a Fiorenzuola?
Mi ha detto che sarà un anno di prova, una esperienza importante che spero di portare avanti al meglio delle mie possibilità.
Segui i consigli di papà o sei quella che preferisce fare di testa propria?
Generalmente seguo il mio istinto, anche se tutto ciò che mi dice lo ascolto con attenzione.
Sette punti contro Bakery Piacenza, dodici contro il Coveme San Lazzaro, in doppia cifra anche con Delta Informatica Trento e Emilbronzo 2000 Montale Rangone. Sono numeri che ti soddisfano?
 Oddio, sono cifre interessanti, ma posso fare di più. E’ una stagione di transizione in un campionato difficile e quindi mi accontento.
Avere un padre dall’illustre passato pallavolistico cosa vuol dire?
E’ una grande responsabilità, perché ti senti sempre gli occhi addosso. Ma io sono contenta di prendermela.
Pallavolo, una scelta obbligata dai trascorsi paterni?
Non decide lui per il mio futuro. Non mi sono sentita obbligata a intraprendere questa disciplina agonistica. E credo che se un giorno dovessi decidere di smettere, lo farei senza andare incontro a condizionamenti o remore.
Studentessa al quinto anno del Liceo Scientifico “Guglielmo Marconi” e con una maturità da sostenere, Caterina riesce a dividersi a metà tra scuola e palestra senza problemi e quando ha un po’ di tempo libero ama trascorrerlo in compagnia delle sue amiche. Come fosse un hobby da coltivare con passione.
caterina fiorenzuola
Quali sono i tuoi progetti?
Non ho in testa una idea precisa. Dove arrivo, arrivo. Mi impegnerò a fondo e darò sempre il massimo, ma non mi sono fatta limiti specifici. Vedremo cosa saprà riservarmi il futuro.
Abiti e studi a Parma e giochi a Fiorenzuola. Ti senti un po’ fiorenzuolana?
Sinceramente no. Parma mi ha dato i natali, lì sono cresciuta e mi sento parte integrante della città. Fiorenzuola è soltanto il mio presente sportivo.
Franco Bonatti