B1 Girone B

Pavidea Steeltrade: Noemi Barbarini garanzia di efficienza e serietà

pavidea noemi
Fuori dal campo non ha la parola facile, ma quando ha il pallone tra le mani, una rete da superare ed un avversario davanti agli occhi, sa farsi sentire. Noemi Barbarini costituisce un punto di forza della Pavidea Steeltrade dove riesce spesso a fare la differenza. 25 anni, centottantacinque centimetri di altezza, il “centrale” di Motta Baluffi è una garanzia di efficienza e serietà, qualità che la portano a meritarsi il posto fisso. In mezzo la concorrenza è agguerrita, ma lei mette tutti d’accordo. Di qua non si passa. Affari vostri. Quasi sempre in doppia cifra, Noemi è alla seconda stagione a Fiorenzuola e sta mettendo in evidenza le sue notevoli doti tecniche ed agonistiche sul palcoscenico della B/1, un campionato difficile che fin dalla prima giornata ha affrontato con impegno ed il desiderio di migliorarsi. Perché il suo motto è: “crescere sempre, accontentarsi mai”.
“La voglia di migliorarsi c’è-conferma-in campo dò tutto. Non so da dove arrivi la grinta che metto quando gioco, però il fatto che riesca a tirarla fuori credo sia positivo”.
-Ormai il campionato sta arrivando alla fine. Che voto ti dai?-
“Mi giudico da sette. All’inizio sono partita bene, poi tra dicembre e gennaio sono un po’ calata. Peccato, perché avrei potuto dare un po’ di più. Ma va bene lo stesso”.
-L’anno scorso in B/2, quest’anno hai scalato una categoria. Un bel salto-.
“Effettivamente è stato grande. Ero preparata per disputare ancora la B/2 e il ripescaggio in B/1 mi ha costretta a cambiare i miei piani. Però, a conti fatti, è una categoria stimolante e piena di fascino e sono contenta di averla provata”.
-Quale aspetto ti ha messo maggiormente in difficoltà?-
“Credo la velocità del gioco. Trovarsi davanti giocatrici con qualche anno in più di esperienza serve parecchio, perché si impara e questo è un aspetto importantissimo”.
-Come sei arrivata a praticare la pallavolo?-
“Non ci crederai, ma tutto è nato per caso. Ho nuotato undici anni fino a quando, arrivata in prima superiore, ho deciso di seguire le mie amiche che giocavano nella squadra dell’oratorio a Cingia de’ Botti. Così ho provato la pallavolo, ho disputato tre campionati in Prima Divisione, poi è arrivato un campionato di serie D e la conseguente promozione in serie C dove ho giocato due anni. L’ultimo anno con la maglia del Cingia de’ Botti l’ho trascorso in B/2 e poi sono arrivata a Fiorenzuola piena di entusiasmo e curiosità, visto che per me era la prima stagione lontano da casa mia”.
-Che rapporto hai con gli studi?-
“Sono iscritta a Parma al terzo anno fuori corso della Facoltà di ingegneria. Studiare e allenarmi mi obbliga a fare molti sacrifici, perché tra trasferta, palestra ed allenamento, passano quattro ore che devo per forza togliere allo studio. Però fare sport mi piace e non faccio fatica ad adattarmi ai ritmi quotidiani”.
-Nell’estate 2013 hai perso papà Lorenzo. Cosa è cambiato da quel giorno?-
“Mi sono trovata con uno spirito ed una grinta maggiori. E’ stata una reazione alla quale non so dare una risposta, ma l’importante è averla avuta”.
-La vita fatta di numeri. Nello sport le cifre sono fondamentali. Sulla maglia hai il 3. Numero perfetto. L’hai scelto tu o te l’hanno dato?-
“Era un numero ancora disponibile ed io l’ho preso volentieri. Mi piace e ormai lo ritengo mio”.
-Quale è la tua specialità?-
“Ultimamente credo di essere forte a “muro”, ma sinceramente vado un po’ a periodi. Diagonali, schiacciate, vanno bene lo stesso”.
-Progetti. Ne hai?-
“Sicuramente. Il primo è quello di riuscire a laurearmi. A livello sportivo mi accontento, perché l’impegno è direttamente proporzionale al tempo e lo studio deve e dovrà venire prima di tutto”.