Serie A

Delta Informatica: le interviste al presidente Postal e all’ex allenatore Koja

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delta informaticaQuando certe storie “d’amore” finiscono, spesso ci si dice “resteremo amici”. E poi, inevitabilmente, questo non accade. Ma la lunga storia sportiva tra la Trentino Rosa e Orlando Koja, giunta al termine dopo dodici lunghi e bellissimi anni, fa eccezione. Le strade del mister albanese e della società neopromossa in A2 si separano ufficialmente (e, perché no, forse solo momentaneamente). Ma di tratta di un addio all’insegna dei sorrisi, degli abbracci e della stima reciproca. D’altra parte la stagione appena conclusa è stata esaltante, con la promozione e la Coppa Italia in bacheca. Si smette di lavorare insieme, quindi, ma si resterà di certo amici. 

Il presidente Roberto Postal, tra uno sguardo al recente passato e uno al futuro, ci tiene a ringraziare il mister con il quale ha condiviso tantissime emozioni sportive per tanti anni. “Come società siamo dispiaciuti che le strade si separino. La società ha parlato a lungo con Orlando nelle ultime settimane, abbiamo ragionato insieme e alla fine credo che la decisione presa sia quella più giusta e più saggia. Orlando ha tre figli, un lavoro sicuro e in questo momento, pur allettato e voglioso di fare un’esperienza in serie A, si è reso conto che è meglio non fare pazzie. In fin dei conti si è posto un problema sul quale avevamo già ragionato tre anni fa, quando fummo promossi ma poi non affrontammo il salto di categoria, prendendoci un anno sabbatico. Posso dire che la scelta è avvenuta in comune accordo. Penso che Orlando sia sempre stato un “animale da palestra” e abbia dimostrato di saper gestire molto bene le partite e lo stress. Inoltre credo che l’ultima parte di stagione sia l’emblema dello sportivo che è: penso che dentro di lui sapesse che, con gli obiettivi raggiunti, le possibilità di rimanere nella stagione 2014/2015 si riducevano praticamente a zero. Diciamo che ha lavorato sapendo che probabilmente non ci sarebbe stato. Nonostante questo non ha mollato di un centimetro e dato il massimo fino all’ultimo punto dell’ultima partita in quel di Torino. Posso anche dire che stiamo ragionando con la dirigenza sulla possibilità di poter collaborare ancora con Orlando all’interno del nostro gruppo o con le società che sono all’interno del nostro progetto pallavolistico. Adesso con tutta calma andremo a scegliere un sostituto, credo che alla fine della settimana prossima potremmo avere qualche colloquio decisivo”.

Koja, da parte sua, ribadisce il concetto: “Di fatto si tratta di una separazione consensuale. E’ dolorosa per entrambi, dopo tante gioie, tante emozioni e tanti successi. Personalmente credo di avere dei doveri verso la famiglia: non posso fare il professionista del volley e per fare la serie A bisogna fare l’allenatore a tempo pieno. Poi non ho più trent’anni, i tempi sono magri per lo sport e non potevo fare una scelta così azzardata come quella di mollare il mio lavoro. Certo, è inutile dirlo, allenare in serie A sarebbe stato il coronamento di un sogno e di tanti anni di duro lavoro in palestra. Devo essere sincero: ho pensato al mio futuro per tutto il girone di ritorno. Ho ragionato con me stesso e alla fine ho trovato la soluzione più logica. Il tutto dopo essere riuscito anche quest’anno a dimostrare di essere un vincente, chiudendo con una promozione bella e meritata. Con la Trentino Rosa resterà per sempre una grande amicizia e la consapevolezza di aver vissuto insieme anni emozionanti. Io ho dato tanto a loro e loro hanno dato tanto a me”.

Consigli per il futuro? E il tuo futuro?

“Non hanno bisogno dei miei consigli. Penso solo sia importante che trovino una persona che riesca a capire l’ambiente del volley trentino e che si faccia capire dal territorio. Per quanto mi riguarda ho avuto qualche proposta che devo valutare. Da un lato l’idea di un anno tranquillo, con qualche società amica, per dedicarmi a vecchi amici e trasmettere la mia esperienza non mi dispiacerebbe. Ma si vedrà, ad oggi non so proprio nulla. Una cosa che mi ha fatto molto piacere sono i tanti attestati di stima e l’affetto che mi hanno dimostrato tanti colleghi. Ho ricevuto molte telefonate e messaggi. Tra tutti cito Marco Mongera, con il quale abbiamo battagliato in campo da veri rivali, ma che è stato uno dei primi a chiamarmi sia dopo la promozione sia dopo la notizia che non avrei allenato io la Delta in A2”.

Le giocatrici che ricorda con più affetto di questi dodici anni?

“Tantissime. Il primo nome che mi viene in mente è quello di Roberta Bortolotti. Grande persona, grande fedeltà alla maglia. Poi Sara Gasperotti, per me un genio della pallavolo. E Ilaria Basadonne, simbolo della potenza, una centrale che faceva 30 punti a partita. Questo per quanto riguarda “le nostre”. Poi, parlando dell’ultima era, va citata Giada Marchioron. Una che merita la serie A”.